giovedì 18 aprile 2013

La volontà si salvarsi


Qual è la via della salvezza? La risposta per noi cristiani è molto semplice: la salvezza ci è indicata da Dio e la possiamo scoprire solo seguendoLo.
Dio ci salva nonostante le nostre schifezze, nonostante siamo delle “monnezze”. Tuttavia, ci salva solo se noi lo vogliamo.
In Isaia 25, 11-12 è scritto:

Ma voi, che avete abbandonato il Signore,

dimentichi del mio santo monte,

che preparate una tavola per Gad
e riempite per Menì la coppa di vino,


io vi destino alla spada;

tutti vi curverete alla strage,

perché ho chiamato e non avete risposto;

ho parlato e non avete udito.

Avete fatto ciò che è male ai miei occhi,

ciò che mi dispiace avete scelto”.

Queste parole di condanna sono solo per coloro che non riconoscono l'opera di Dio o che si sono allontanati da Lui. In qualche modo (mi rendo conto che forse è un po’ azzardato) questi due versetti sono legati alle beatitudini. Infatti, non è Dio che ci regala le beatitudini ma siamo noi che le troviamo se seguiamo quello che Dio, il quale ci ha da sempre amati e pensati, ci chiede di fare. Nello stesso modo non è Dio che ci manda delle condanne, siamo noi che le cerchiamo (e le troviamo).
Spesso, a queste condanne divine vengono associate le catastrofi che viviamo (personali, naturali, malattie, guerre). Come se fossero mandate da Dio per punirci, per farci sentire soli e abbandonati. Non è così. Il male peggiore non è la catastrofe in se ma il non sentire la presenza di Dio in questi momenti di desolazione. Stiamo male perché non vediamo e non ascoltiamo Dio. In queste cose lui è presente e vuole starci accanto. Siamo noi che dobbiamo aprire gli occhi, le orecchie e soprattutto il cuore. 
In queste situazioni di desolazione noi percepiamo un dolore forte ma questo diventa tenue per coloro che hanno risposto alla chiamata di Dio con una conversione, con un pentimento dei peccati o per coloro che non lasciano la Sua via perché preferiscono alcune più facili.
È questo allontanamento da Dio, della creatura dal creatore, che ci porta al Suo abbandono il quale non è da vedere sotto un aspetto negativo. Dio ci abbandona ma lo fa per amore. Un padre non può pretendere di avere sempre accanto a se i suoi figli. Il Suo non è un "lasciarci soli" ma un "lasciarci liberi". Dio si pone su un diverso livello rispetto alla logica umana: è sempre li che ci aspetta, ci abbandona ma ci aspetta. 
Quindi i mali che derivano da questo abbandono sono frutto dell'uomo. In Rm 1, 26-29 si parla di rapporti contro natura, di rapporti omosessuali (chiamiamoli con il loro nome). Andare contro Dio, allontanarsi da Lui ci porta inevitabilmente contro la natura, contro il nostro essere uomini.
Nella parabola del “Padre misericordioso” il figlio si ritrova a vivere come un animale, un maiale per la precisione. Non è stato il padre a volere questo. Questo stile di vita disumano è la conseguenza delle azioni del figlio ribelle. Tuttavia, il padre non chiude tutte le porte al figlio. Lo abbandona alle sue scelte ma non lo lascia solo. E' sempre li sull’uscio che lo aspetta, pronto ad amarlo più di prima.

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