mercoledì 21 aprile 2010

Il confronto accademico in una fogna


L'Università da sempre è stata il luogo del dialogo e del dibattito (quello costruttivo). Da sempre accademici di ogni posto del mondo hanno trovato nelle quattro mura di un'Università il luogo adatto per confrontarsi tra loro. Da sempre docenti hanno avuto la forza di far crescere studenti che da inerbi creature diventano uomini. Un rito di passaggio al quale io sto partecipando ancora e, come me, molti amici e colleghi universitari. 
Un passaggio felice ma anche doloroso quando si iniziano a mettere in discussione le proprie idee. Questa è una cosa che personalmente ho fatto (e continuo a fare) e che apre nuovi orizzonti, gli stessi che delle becere ideologie (e qui non mi riferisco al mio essere cristiano) hanno offuscato facendomi immaginare un mondo migliore, un mondo utopico. 
In questi anni sono cresciuto, ho imparato l'importanza del dialogo e del confrontarmi con i miei colleghi. Dopo la laurea triennale ho iniziato a capire che con alcune delle teorie scritte sui nostri libri non avrei mai potuto avere un buon rapporto. Insomma mi sono accorto che riuscivo a pensare con la mia testa e non con quella degli autori o con quella dei docenti che insegnano una materia. Ho capito che potevo manifestare il mio dissenso con i professori quando questi dicono cose che non condivido. Insomma, ho inziato a capire l'importanza di un'Università libera! Certo. Non ci sono arrivato da solo, sono stato accompagnato da alcune persone e per ringraziarle tutte mi occorre troppo tempo. Persone con le quali ho avuto degli scontri e persone che mi hanno insegnato il non avere paura di dire la mia opinione e non cadere, così, nella, da noi sociologi tanto studiata, spirale del silenzio. 
Ed è per questo motivo che leggere sulla facciata di una porta del bagno al primo piano della Facoltà di Sociologia la scritta "boicottiamo Caramiello" mi provoca dolore. Come ho già detto a qualcuno, la dignità di una frase di dissenso scritta sulla porta di un cesso (perdonatemi la volgarità) è pari all'onestà di chi l'ha scritta. Non voglio, in questa sede, prendere le difese del professor Caramiello anche perchè non è esplicita nessuna accusa (anche se noi, suoi studenti, possiamo immaginarla) e anche perchè, come in passato, non permetterebbe mai che noi studenti ci mettessimo a difenderlo. Però sono sicuro che lui vorrebbe che noi ci soffermassimo a pensare a quello che ci circonda e che riuscissimo a trarre le nostre conseguenze sull'accaduto. Vorrebbe che noi riuscissimo a capire che dobbiamo svegliarci e renderci conto che c'è qualcuno che vuole zittire una maggioranza moderata che piano piano sta venendo fuori dalla sua spirale del silenzio per dire, finalmente, la sua opinione ad alta voce. Una maggioranza che sta capendo l'importanza del confronto accademico. Un cofronto che, ahimè, dalla porta di un cesso può andare a finire in una fogna e noi, da studenti di un'Accademia, non dobbiamo assolutamente permetterlo.

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